Per il post di oggi ho scelto un fotografo che riunisce due
grandi lavori e argomenti che abbiamo affrontato in questa sezione da “Reflexista”.
Sto parlando di François Dourlen e della sua Realité rivisitée. L’ho scoperto grazie
ad un articolo dell’Huffington post italiano che a sua volta riportava l’intervista
dell’edizione francese confermandone il
successo virale. Ma in cosa consiste questo tipo di “genere” o ancor meglio in
questa idea? È uno scatto dove al centro dell’inquadratura (e del paesaggio)
trovate un iphone o un ipad che vi mostra un’immagine che potrebbe essere all’interno
di quel quadro canzonando un po’ la realtà triste che viviamo. Si gioca sulla
prospettiva, l’accostamento, la distorsione e la meta fotografia. Un po’ come nella
FILMography di Christopher Maloney,
troviamo l’elemento umano che regge la foto che esplica il messaggio e lo
stesso gioco di prospettiva che arricchisce di contenuto. Allo stesso modo
troviamo il racconto di meta fotografia per cui è famoso Salvadori (il
fotografo che fotografa i fotografi) e l’utilizzo di dispositivi smart che non
sono solo fotocamere come avevamo visto in questo post di fine febbraio (http://enjoyitornot.blogspot.it/2013/02/da-fare-reflex-smartphone-una-o-due.html).
Iron Man 3
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Spiazzamento, sorpresa e dubbio
Mercoledì finalmente è arrivato il grande giorno: il
nuovo capitolo di uno dei miei supereroi preferiti è uscito al cinema e io avevo
il biglietto di sola andata per il mondo di Tony Stark alias Iron
man.
Con aspettative molto alte e zero idea sulla trama (non
la leggo mai se i film m’ interessano molto) mi sono seduta al mio posto e sono
rimasta totalmente spiazzata: il mio supereroe era in preda ad attacchi di
panico, c’erano pochi AC/DC in sottofondo, la signorina Potts non era solo la
bella da salvare ma finalmente ha avuto un ruolo di tutto rispetto rivelando
anche parecchio del suo rapporto con Tony, il cattivo, una volta svelato, è
sembrato una metafora fin troppo reale e pure il finale mi ha lasciato nel
dubbio. Insomma come capitolo è stato piuttosto impegnativo e sorprendente.
Non ho ancora capito se mi è piaciuto o
mi ha deluso nonostante sia rimasta fino alla fine di tutti i credits e mi sia
goduta anche la scena finale.
Di sicuro quanto di bello ed affascinante c’era nei
primi film è stato ampiamente sfruttato e riconfermato anche in questo capitolo.
Per cui pollice su per lo straordinario Robert Downey jr. che ha trovato in
questo ruolo il giusto equilibrio per essere amato dai grandi (che già l’avevano
adocchiato in Charlot e Ally Mc Beal) e idolatrato dai ragazzi grazie alla vena
ironico-sagace che ha dato al Tony Stark che tutti conosciamo. Sempre
divina Gwyneth Paltrow che nei panni della
signorina Potts trova un risvolto più simpatico, umano e
in quest'ultimo capitolo anche un po' cattivello che, in effetti, ben le sta. Don Chandle continua ad essere una
garanzia anche se, per me, in questo film viene un po’ sostituito dalla nuova
voce della coscienza di Stark alias il piccolo Ty Simpkins. Il resto del cast famoso,
Rebecca Hall, Guy Pierce e Ben Kinsley , che formano i cattivi non sono niente
male anche se ovviamente non hanno lo spazio per apparire simpatici di fianco ad
un supereroe come Iron Man.
Non sto neanche a menzionarvi gli effetti speciali e i
progressi che hanno fatto rispetto ai precedenti film perché come potrete
immaginare sono da Oscar e ottengono un 110 e lode pieno senza neanche stare ad
analizzarli. L’unico appello che faccio è: cara produzione e compagnia
bella non avete per caso intenzione di fare una sorta di parco tematico in cui si possa
andare a vedere come realmente vengano fatti questi effetti? D’altra parte se Tony Stark può
creare granate con le palline d’albero di Natale, analizzare gli effetti
speciali del film non sarebbe altamente istruttivo per i futuri ingegneri di
domani? E quanto invece sarebbe bello per cinefili curiosi come me una giornata
tra i suoi trucchi e magari in quella favolosa villa di Malibu che spero non sia
stata troppo rovinata*? Decisamente sto divagando troppo.
Ritornando sui binari che cosa vi consiglio di fare?
Ovviamente questo film vale il costo del biglietto se siete fan dei super eroi e
se volete godervi un po’ d’avventura ed evasione. Vi sconsiglio caldamente di
portare bambini troppo piccoli con voi perché nella sala in cui sono andata
c’erano dei patatini che sono scoppiati a piangere solo dopo una scena tra il
rumore, la suspense e la storia abbastanza intricata anche per noi grandi.
Ora bando alle ciance ed enjoy il trailer mentre nell'altra scheda del browser state prenotando i posti in sala. ;)
Sito ufficiale: http://it.marvel.com/iron-man-3/#/trailer-2
Facebook page: http://www.facebook.com/IronManITA
Marvel Google + page: http://plus.google.com/u/0/+marvel/posts
* la villa di Tony Stark è stata il secondo motivo per
cui sono diventata fan ad oltranza di Iron Man sin dal primo film!
ahahahah
Ègarements di Cerise Doucede
15:00
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Leggermente smarriti
Molto bella l’idea, molto comunicativa. In un lampo ci fa
capire quanto ci perdiamo perché siamo distratti dai nostri pensieri e problemi.
Peccato che più guardo le foto più l’effetto “Photoshop d'altri tempi” non riesce a convincermi. Cosa vuol dire? Guardate
attentamente gli oggetti…no ancora più attentamente… esatto: quello che vedete
è un filo. Un filo di nylon che tiene sospesi gli oggetti e che probabilmente è
lì per essere visto. Probabilmente sono troppo figlia del 2.0 e preferisco di
gran lunga il trucco celato per lasciarmi sognare ancora un po’. Voi che dite reflexisti? Ringraziate Cerise perché
ci ha dato un metodo abbastanza low cost per creare un effetto? Ummm…no non mi
avete convinto: io la ringrazio per l’idea fuori dagli
schemi, per l’abbinamento tra colori di sfondo e oggetti in primo piano e soprattutto
per la riflessione che mi ha regalato. Direi che tre voti su quattro fanno un enjoy.
Eccovi la fotogallery sul suo sito ufficiale e…la
prossima volta che fate colazione state attenti a dove si perde il vostro
croissant!:)
P.s. buona festa della liberazione!
Made in Jersey
17:40
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La piacevole sorpresa
Ieri sera come ogni lunedì sera mi sono seduta sul
divano alle 20.52 per potermi gustare la mia puntata di Grey’s anatomy e a dir la
verità ero anche pronta a scattare sul canale Fox per la prima di Da Vinci’s
demons. Purtroppo la mia idilliaca serata da serial addicted è stata bruscamente
interrotta dallo schermo blu con messaggio fin troppo chiaro: “NESSUN SEGNALE
DALLA PARABOLA”. Dopo un quarto d’ora di panico, stati facebook, ricerca
d’aiuto, prove di registrazione fallite e di settaggi vari, sconsolata come non
mai mi sono abbandonata a Sky on demand. Quello è stato il momento in cui la
serata mi ha regalato due sorprese: la prima è che ho scoperto che ogni puntata
di una serie il giorno dopo la sua trasmissione viene rilasciata su sky on
demand per un certo periodo, la seconda invece si chiama Made in
Jersey.
So che tre puntate non fanno un giudizio su una serie,
ma in milanese c’è il detto: “dopo tre piatti è risotto” per cui ecco i punti
che mi hanno colpito della serie di Martina Garretti:
- trama: siamo a New York e una giovane rampante figlia di italoamericani si fa riconoscere per la sua perspicacia durante una riunione importantissima dello studio legale in cui lavora. Da lì a poco le viene affidato il ruolo da assistente di un caso importante di omicidio. Banale? Per niente perché la Martina Garretti di cui sopra è una tosta senza eguali: in tacco dodici non si fa problemi ad andare a cercare indizi, testimoni, scene del crimine e a ritirare i cupcake per il compleanno del nipote. Divisa tra indagini, arringhe al foro e pranzi della domenica difficilmente si riesce a spegnere la puntata e non essere coinvolti.
- i richiami. Con questa espressione voglio dire che guardando le puntate ho intravisto un po’ l’impronta di tanti bei telefilm degli scorsi anni che un po’ ci hanno fatto rivalutare il genere. C’è il sapore di Ally Mc Beal ma con più focus sulle vicende giudiziare che sull’amore e i pensieri dell’avvocato, c’è la sagacia della signora in giallo che va oltre i suoi limiti e fa le indagini in prima persona, c’è l’occhio femminile attento al dettaglio come l’avvocato di Legally Blond impersonato da Reese Whiterspoon ai tempi, c’è l’italianità dei Sopranos ma soprattutto la tranquillità e l’amore della famiglia alla Ugly Betty. Insomma prende il meglio di tutti e lo shackera sapientemente ottenendo un background, un personaggio e una storia appassionante.
- L’ambientazione. Più guardo telefilm ambientati a New York più mi innamoro della fotografia che sa sprigionare quella città. Già in Gossip Girl avevo decantato come la città fosse vissuta e ritratta in modo egregio, qui in realtà è più di sottofondo ma quando appare è un’immagine da levare il fiato. Fra l’altro ci fa anche conoscere il modo di vivere appena fuori la grande mela grazie ai continui avanti e indietro della protagonista dalla casa dei suoi in periferia.
- i personaggi. Ovviamente il maggior sforzo è stato fatto per la protagonista che ben coniuga la voglia di ambizione, la passionalità italiana e l’intelligenza fuori dal comune di noi giovani che ci impegniamo a fondo. Non sono da sottovalutare, però, anche i colleghi arrivisti o meno che insegnano l’antica arte del foro e il rigore in netta contrapposizione con il pensare fuori dagli schemi e il ragionamento di Martina, la protagonista. Ho apprezzato poi in particolare il personaggio che interpreta il capo dello studio che alimenta la perspicacia della protagonista e le dona ottime possibilità e insegnamenti. Sarà che Kyle MacLachlan (ex interprete del marito di Bree in Desperate Housewife) è decisamente ottimo nel ruolo…ma un capo così rende bene nella serie. Ultima menzione va alle “ragazze Garretti” che sono la mamma e le sorelle della protagonista: un po’ Jersey Shore e un po’ toste sono l’esatto completamento del personaggio principale facendo capire da chi ha preso la testardaggine. Proprio nel vedere come è dipinta la famiglia italoamericana di Martina mi ha fatto dare un punto in più alla serie: finalmente non c’è troppo trash, non ci sono delinquenti ma persone che con le nostre caratteristiche italiane migliori affrontano la vita e le vicende spiacevoli con tenacia. Finalmente una sfumatura positiva su noi italiani all'estero!;)
- Last but not least: mi piacciono le vicende narrate. Non sono così semplici da far indovinare dopo un minuto il vero colpevole. Sono quel giusto mix di complicato e intricato che attira lo spettatore che alla fine deve sapere perché effettivamente potrebbe essere stato quel tizio e non l’altro e soprattutto come farà la protagonista a farlo arrestare o crollare durante l’interrogatorio.
Insomma sarà l’entusiasmo delle prime tre puntate (anche
se non credo si spegnerà così presto) ma questa serie mi piace e merita un enjoy
netto per come fa vedere noi giovani, come ritrae noi donne latine e soprattutto
perché ci ridà quella forza e tenacia quotidiana che non si vede in tv dai tempi
del fantastico Ally Mc Beal.
Link utili:
Sito ufficiale: http://www.cbs.com/shows/made_in_jersey/
Fox Life: http://www.foxlife.it/made-in-jersey?gclid=CJyy7L6P4bYCFU5b3godW2MAow
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Made_in_Jersey
Google + : http://plus.google.com/u/0/102728364621024910480/posts
Link utili:
Sito ufficiale: http://www.cbs.com/shows/made_in_jersey/
Fox Life: http://www.foxlife.it/made-in-jersey?gclid=CJyy7L6P4bYCFU5b3godW2MAow
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Made_in_Jersey
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Pere e cioccolato
14:09
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La coppia perfetta
![]() |
In foto anche la versione "cacao" inventata da me |
Ingredienti:
- 6 uova
- 150 gr di farina
- 50 gr di fecola
- 200gr di zucchero a velo
- 1 bustina di vanillina
- ½ pera (vi consiglio vivamente
le Abate) sbucciata e tagliata a dadini
- 20 gr di gocce di cioccolato (espandibile fino a 40 gr)
- 60 gr di burro fuso (comprensivo
di quello utilizzato per imburrare la teglia)
- due ciotole
- tortiera o pirottini per cupcakes a seconda di cosa vi va di fare
- due ciotole
- tortiera o pirottini per cupcakes a seconda di cosa vi va di fare
Per prima cosa accendete il forno
a 190° e imburrate la tortiera se avete deciso di fare la torta. Dividete poi
gli albumi dai tuorli e montate a neve molto ferma i primi, mentre agli altri
aggiungete zucchero a velo e vanillina. Mescolate i tuorli con lo zucchero e la
vanillina fino ad ottenere una crema sulla quale setaccerete farina e fecola.
Questa operazione di setaccio dev’essere interrotta dall’aggiunta di
cucchiaiate di albumi montati. Mescolate il tutto. A parte fate fondere il
burro rimasto e unitelo a filo al composto che avete creato. Continuate a
lavorare bene l’impasto per amalgamare perfettamente gli ingredienti. Aggiungete
la mezza pera tagliata a dadini e le gocce di cioccolato. Lavorate velocemente
l’impasto e versatelo nella tortiera oppure negli stampini da cupcakes ricordandovi
di riempirli fino ad un centimetro dal bordo. Infornate la torta per 30-35 minuti. Se scegliete i cupcakes ne basteranno 15 . Il consiglio degli esperti di Crea e Decora è
di prepararla un giorno prima e decorare con una ganache di cioccolato. Io
ovviamente ho saltato questa parte perché volevo sentire il vero sapore dell’impasto
prima.
I miei commenti? Ovviamente
preferisco di gran lunga la versione torta a quella cupcake perché l’impasto mi
è risultato molto liquido (probabilmente i miei albumi non erano a neve) e la
maggior parte dei pirottini si è sformata. In entrambi gli esperimenti ho anche notato che le gocce di cioccolato tendono a depositarsi sul fondo quindi
ho provato ad aggiungere un cucchiaino di cacao amaro per rendere più sfizioso
il cupcake (scelta apprezzata). La prossima volta proverò ad aggiungere il cioccolato dopo aver
disposto il composto nella tortiera...magari funziona e evita di avere il fondo di cioccolato.
Altro appunto: è una ricetta che
richiede molte operazioni da fare a parte (es. fondere il burro o montare gli
albumi o tagliare la pera) per questo vi ho suggerito un aiutante anche se so
che in cucina di solito si trovano solo assaggiatori. ;)
Nel complesso comunque è una buona
torta, sfiziosa al punto giusto per cui merita un enjoy sul divano magari
davanti ad una nuova puntata di qualche serie tv che ci piace.
W.E. – Edward e Wallis
13:26
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Honestly it can't be fun to always be the chosen one*
Durante il 2012 per un motivo o
per l’altro mi sono persa la visione di W.E. diretto da Madonna e presentato
fuori concorso alla mostra di Venezia. Da fan di Madonna m’incuriosiva vedere
la sua versione cinematografica e da seguace del cinema volevo capire perché la
critica l’aveva stroncato così drasticamente (su Wikipedia inglese si leggono
delle critiche tutt’altro che leggere).
Grazie a Sky on demand un paio di sere fa ho potuto prendermi del tempo e vederlo per la prima volta lontano da giudizi e
polemiche. Devo ammettere, post visione, che è un film complicato:
non riesci ad amarlo tutto e neanche ad odiarlo a priori ma di sicuro non lo
giudichi un film da poco o scontato. Partiamo quindi ad analizzarne i punti
cardine.
Innanzitutto di cosa parla questo
film? Astutamente sceglie di raccontare la storia d’amore d’inizio novecento
tra la divorziata Wallis Simpson e il re d’Inghilterra Edoardo VIII (che abdicò
in favore del fratello ma quello è il film il
discorso del Re) dal punto di vista di Wallis e non delle cronache mondane o
della corte. Accanto a questo racconto la storia di una Wallis degli anni’90
che sta vivendo la fine del suo matrimonio e, grazie ad un’asta a favore dei
duchi da Sotheby's, può entrare a contatto con gli oggetti della duchessa e
avere dei flashback sulla vita dei due amanti. Ecco, a mio giudizio questa
seconda storia doveva essere trattata più come pretesto che come vicenda parallela perché interrompe un po’ troppo la sequenza di quella d’inizio ’900 che dovrebbe essere il cardine della trama. La continua interruzione del racconto crea ancora
più curiosità intorno alla storia d'amore dei due duchi che purtroppo non è mai stata raccontata dall'interno della coppia (come si premette questo film) ma solo a livello mondano. Insomma l'idea di narrare due storie contemporaneamente è un ottimo espediente per celare la poca mole di informazioni sulla storia d’amore, peccato che non soddisfi appieno la curiosità per il fatto storico.
La storia però non è l’unico
punto cardine. Anche la tecnica di ripresa è molto importante visto che si
parla di una regista che non nasce come tale. Devo dire che rispetto alle mie
aspettative la tecnica mi sembra molto buona e anche la fotografia non è male
specie se si guarda attentamente la scena iniziale in cui le due donne
protagoniste vivono in parallelo una situazione casalinga simile. Quello che
invece non ho apprezzato a livello di tecnica e forse anche a livello narrativo è la cura del dettaglio della violenza domestica, forse un po’ troppo brutale
e film verità. Nel complesso, però, l’intero parallelismo tra le due epoche e i
flash back sono tecnicamente ben curati. Probabilmente l’esperienza di Evita
e della direzione di Alan Parker è stata una miniera d’oro per Madonna regista.
Interessante anche la scelta del cast che predilige attori molto bravi, parte di qualche film famoso ma poco blockbuster. Probabilmente l’attenzione voleva essere sulla storia e sulla regia più che attrarre il pubblico per il numero di divi di Hollywood compresi. Astuta mossa perché per tutto il tempo del film ci si concentra più sugli aspetti laterali come i dialoghi, la colonna sonora e i costumi che sul cast. Non a caso c’è stata la vittoria di un Golden Globe per la migliore canzone originale (la stupenda Masterpiece) e, per i costumi, addirittura una nomination all’oscar.
Come avrete capito è un film
complesso che contiene tante piccole chicche da analizzare e non è
semplicemente un insieme di fatti raccontati in modo scontato. In alcuni tratti
forse si trova l’incrocio delle due storie un po’ troppo pesante ma, è comunque
ben gestito a livello di regia. Voto finale? Enjoy in dvd o “on demand”
in una serata pre-primaverile.
* è un verso della canzone di Madonna Masterpiece che ho capito appieno solo dopo aver visto il film...se l'avete visto: secondo voi non parla anche di Wallis?!?
Pagina Facebook (da cui arriva anche la locandina): http://www.facebook.com/WEilfilm?ref=ts&fref=ts
Wikipedia inglese: http://en.wikipedia.org/wiki/W.E.
Wikipedia italiana: http://it.wikipedia.org/wiki/W.E._-_Edward_e_Wallis
Affari al buio
19:11
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Il valore degli oggetti dimenticati
Ieri sera, durante l’orario di cena, su Cielo mi è capitato di
vedere due puntate di questo nuovo reality o meglio docu-reality: Affari al buio. Come tutti i prodotti di Cielo (che arrivano da Sky) va a seguire quelle realtà che sono abbastanza improbabili ma così caratteristiche da incuriosire lo spettatore. In questo caso ripresi
“da vicino” sono un banditore d’aste e quattro suoi migliori compratori. Vi
state già immaginando la sala retrò con tutti elegantemente seduti e allineati
sulla sedia con paletta in mano? Ecco cancellate questo ricordo e sostituite
il tutto con una fila di garage abbandonati, un tizio che spacca il lucchetto e
l’intera asta gestita in piedi davanti alla saracinesca aperta dove gli acquirenti
che puntano hanno potuto solo “buttare un occhio” al contenuto.
Alcuni garage sono pieni zeppi, altri semi spogli e solo una
gran fortuna o un occhio esperto può capire cosa si potrebbe celare dietro
tutto quel marasma di oggetti ammassati. Una volta finite le aste solo il
vincitore può entrare nel proprio garage, vedere cosa ha acquistato a scatola
chiusa e decidere se farlo stimare da
esperti o no. Lo spettatore da casa intanto si chiede come diavolo sia
possibile agguerrirsi così per un garage che non è stato neanche valutato a
priori e s’incuriosisce a sapere quali cose potrebbero avere un valore così
elevato da poter ripagare la somma spesa per l’intero acquisto al buio.
Incredibilmente poster anni’70, chitarre e statue di legno
di dubbissimo gusto risultano essere i migliori affari e tendono a far fruttare
bene gli acquisti di questi moderni Indiana Jones dei box. Caratteristico è
anche il modo in cui fanno le puntate: ogni personaggio ha il suo che rende ancora di più il carattere celato dietro alla faccia da compratore. C’è Berry Weiss che già dal nome vi dovrebbe ricordare
un sessantenne che non ha smesso di fare il rockettaro piacione e si aggira con
un certo savoir faire tra un box e l’altro in attesa di scoprire cosa ha
comprato con i suoi guantini a teschio. Accanto a lui c’è Darrell, il duro che
punta strizzando l’occhio e cercando di placarsi per poter fare gli affaroni
che in realtà si rivelano sempre gran buchi nell'acqua una volta che fa
valutare il pezzo trovato. Il più preciso del gruppo è invece l’esperto
rigattiere Dave che con la torcetta e il suo accento strano “tip” sulle occasioni
migliori per il suo negozio vintage. Mi dispiace solo che sia incappato
in una bellissima macchinina giocattolo degli anni’50 che non poteva rivendere perché
arrugginita. I due “giovani”, invece, sono la coppia formata da Jarrod e
Brandi. Nelle due puntate che ho visto non hanno fatto molto ma ho intuito che loro sembrano più in un casinò che ad un’asta: lei che suggerisce a lui alle
spalle in vestitino verde, che incassa i 100 dollari delle scommesse nel
reggiseno…fa molto finta bond girl, altro che compratrice! Insomma questi quattro sono uno spaccato
dell’America che recupera i vecchi cimeli e si rifà ai suoi tempi d’oro in ogni
epoca ed occasione. A voi l'onore di riconoscerli nella foto qui sopra!;)
Giudizio finale? Sarà stato il mio stupore nei confronti
delle valutazioni degli esperti (come fa a costare meno un cinematografo di
inizio ‘900 rispetto ad una testa di legno orribile degli anni’70?), sarà che
tra gli estimatori è comparso il chitarrista degli Aerosmith, sarà che mi ha
incuriosito questo ridare un valore a qualcosa di dimenticato in un box ma sono
rimasta letteralmente incollata alla tv durante entrambe le puntate. Per cui
meritano un enjoy sulla fiducia e una vostra "puntata" per capire se durante quell'oretta di visione avete fatto un ottimo affare o no.
P.s. probabilmente ho beccato una replica ieri sera perchè qui nei siti ufficiali potete trovare gli orari corretti!:)
Sito canale Cielo: http://www.cielotv.it/programmi/affari_al_buio.html
Sito canale History Channel Italia:http://www.historychannel.it/affari-al-buio#anchor
Wikipedia Eng:http://en.wikipedia.org/wiki/Storage_Wars#Main_buyers
Once upon a time (C'era una volta)
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Perchè rimanere incantati da questa serie
Devo dire che dopo l’ultima e conclusiva stagione di Gossip girl ero alla ricerca di una serie tv che potesse in qualche modo occupare il mio schermo al suo posto. Cosa non facile visto quanto mi piaceva GG e la sua New York. Tra i vari titoli mi è corso l’occhio su Once upon a time, attualmente alla seconda stagione su Fox il martedì sera alle 21.00.
Mi ricordo di aver visto la primissima puntata in prima tv l’anno
scorso e di averla interrotta solo perché c’era una qualche partita e per forza
di cose dovevo lasciare la tv. Ora dopo aver recuperato e visto le prime dieci
puntate ecco i miei motivi per andare avanti nell’esperimento e eventualmente
approdare alla seconda stagione di cui vi ho scritto sopra:
- la trama: è tutto fuorchè scontata e soprattutto sa ben equilibrare fantasy e rivisitazione. Mi spiego meglio: la serie s’ispira alle famose fiabe dell’infanzia ma le rivede in una chiave che le unisce tra di loro e in qualche modo le lega perfettamente al presente. L’espediente narrativo è un sortilegio che ha intrappolato tutti i personaggi delle favole in una cittadina sperduta del Maine nel tempo a noi contemporaneo facendogli dimenticare chi sono. Ovviamente nella realtà in cui sono stati catapultati questi personaggi, tutto è l’esatto opposto delle favole: i buoni sono i poveri e gli incompresi che devono sottostare al giogo dei cattivi, potenti e ricchi. La favola cardine è Biancaneve con la regina cattiva. Ovviamente c’è chi può dissentire sulla scelta di Biancaneve come storia cardine (a mio giudizio esistono favole più belle) ma decisamente è molto intrigante capire come vengono sovrapposte le fiabe e le sfaccettature più profonde e umane dei personaggi classici.
- La nota investigativa del fantasy. Non si tratta di una serie puramente e stucchevolmente fantasy ma c’è un insieme di tratti che rimandano al genere poliziesco. Non ho sbagliato parola, l’intera trama parte da un pretesto fantasy e usa le favole ma i protagonisti sono una detective che poi diventa sceriffo e suo figlio. Questi due insieme indagano e cercano di smascherare questi personaggi delle favole nascosti nella realtà e combattere il male della città che è più reale di ogni storia. L’aver scelto di arricchire la trama con dei tratti molto vicini al giallo decisamente da quel giusto pepe che appassiona lo spettatore e l’appassionato fantasy.
- La fotografia. So che non l’ho mai usato come parametro di giudizio negli altri post di questa sezione ma in Once upon a time (OUAT) è uno dei tratti che salta più all’occhio anche se non ne si è tanto esperti. Saranno i colori, sarà che è un elemento fondamentale per far capire quando si è nella realtà e quando si è nella fantasia ma decisamente salta all’occhio dello spettatore e lo allieta.
- L’eroe protagonista: lasciate stare i vari Filippo, principe azzurro e Thomas (ma lo sapevate che il marito di Cenerentola si chiamava così?) il vero eroe e salvatore in realtà è una donna (e che donna): Emma. Figlia di una Biancaneve tutt'altro che zuccherosa e nella realtà del sortilegio orfana che vive il ricongiungimento con il figlio dato in adozione, Emma si ritrova a essere l’eroina della storia nonostante il passato turbolento e l’insieme di ombre che hanno ricoperto la sua vita fino a quel momento. Ovviamente non è solo la paladina della storia ad essere tosta, lo sono tutte le principesse e tutte le altre protagoniste femminili incluse le streghe. Non una è una stupida damigella da salvare: una prende in mano la spada e lotta anche contro i Troll, l’altra prende in mano un regno mentre le streghe mostrano prove di cattiveria indicibile. Prima fra tutte Regina (la strega di Biancaneve) degna di un’interpretazione multi sfaccettata e non solo ad una dimensione come il suo specchio.
- La Sigla: mi piace molto l’apertura della puntata con la scritta della serie e sotto in un angolo una creatura magica, una persona o un oggetto legato alla puntata che la anticipa ma allo stesso tempo lascia il mistero perché sta allo spettatore a scervellarsi su come possa essere il collante della puntata.
- DNA Lost. Questo punto dedicato agli affectionados del famoso telefilm Lost perché se avete i miei stessi gusti vi siete già convinti al punto 4. Diciamo pure per onor di cronaca che OUAT nasce dagli stessi autori di Lost come potete leggere su Wikipedia ed effettivamente la serie ha delle similitudini con la sua "ava": cambia solo l'intento. In Lost si cerca la redenzione in OUAT è centrale la speranza. Io ho solo visto una puntata di Lost quindi non posso giudicare le similitudini ma mi ricordo che effettivamente mi ha tenuto incollata al divano fino alla fine. La stessa caratteristica la trovate in ogni singola puntata di OUAT con la differenza che in questa vi viene anche da urlare contro i personaggi per destarli dal sortilegio.
Insomma a conti fatti è una serie che vale la pena vedere perché già
dalla terza puntata vi ritroverete incollati al divano avidi di sapere come va
a finire o perché quel determinato personaggio non riesce a capire la verità.
Per cui il mio consiglio spassionato è: vivete l’incanto del fantasy in una
chiave investigativa e enjoy Once upon a time.
Sito ufficiale: http://beta.abc.go.com/shows/once-upon-a-time
Sito Fox Italia: http://www.foxtv.it/cera-una-volta
Facebook page: https://www.facebook.com/OnceABC
Google +: https://plus.google.com/u/0/+OnceUponATime/posts
Pagina Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/C'era_una_volta_(serie_televisiva)
P.s. per chi l'ha vista e si è trovato spiazzato davanti a Tremotino, come è successo a me, ecco la spiegazione wikipediana: http://it.wikipedia.org/wiki/Tremotino
P.s. per chi l'ha vista e si è trovato spiazzato davanti a Tremotino, come è successo a me, ecco la spiegazione wikipediana: http://it.wikipedia.org/wiki/Tremotino
Tom Cheatham e il mistico Myanmar
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Lezione di colore
Il cacciatore di giganti
12:30
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Tra leggenda e realtà*
![]() |
P.s. a causa del poco tempo ho inserito la locandina ufficiale dalla pagina web del film Warner Bros. |
Nella mia recensione di Warm Bodies di qualche settimana
fa vi avevo detto che Nicholas Hoult era destinato ad essere il nuovo teen idol e
che con mio sommo piacere questo giro i teens avevano scelto bene perché è un
ragazzo di talento. Vi ricordate? Ecco, se come me andate a vedere Il cacciatore di giganti, sicuramente concorderete con la mia previsione.
In questo film d’avventura per ragazzi, Jack (alias Nicholas Hoult) è
l’eroe contadino distratto che si ritrova protagonista di un’avventura epica
quasi per caso. Grazie all’astuzia diventa il beniamino a cui non si può non
fare almeno un coretto di tifo. Di fianco a lui ovviamente ritroviamo altri due
grandi che credo di non aver mai visto in una produzione così fantasiosa e nel
tipo di ruoli che interpretano. Il fascinoso Ewan Mc Gregor (in versione biondina)
interpreta il ruolo dell’eroe impavido che guida le guardie del re pur rimanendo fedele al suo ruolo di aiutante senza prevaricare sul protagonista.
Promosso a pieni voti anche in versione “farcita”. Al lato opposto troviamo
invece Stanley Tucci, quell’attore di cui non vi ricordate mai il nome ma
conoscete (era la “fatina buona” del Diavolo veste Prada giusto per capirci) e
che in genere interpreta il bravo di turno. Qui in versione tutto fuorché
zuccherosa piacevolmente sorprende dando la giusta dose di cattiveria alla
situazione. Well done Stanley! :)
Basta parlare di cast, ora presentiamo almeno altre due
ragioni per andare a vedere questo film.
La prima grande ragione è la tecnica filmica utilizzata
per raccontare la storia, o meglio la leggenda cardine su cui si basa tutto il
film. Ho apprezzato molto la dissolvenza prima auditiva (cambiano le voci che
raccontano la storia) e poi visiva che all’inizio del film introduce i protagonisti e il loro legame con i genitori. Molto soft, intrigante e piena di significato. Allo stesso modo ho
apprezzato il finale (tranquilli non lo svelo) che utilizza più o meno la stessa tecnica. Per
cui il reparto montaggio si aggiudica un bel 10 da andare a festeggiare con il
dipartimento effetti speciali che, non solo ne ha creati di fantastici, ma li ha
resi talmente naturali che quasi non si percepiscono. Sembra una frase contorta
visto che parliamo di un film con giganti e umani ma davvero vedendo il film
tutti gli effetti tendono a passare in secondo piano senza disturbare la storia. Questo amalgamarsi, per
me, è sinonimo di effetti speciali di qualità e bravura degli artisti. Senza
questa amalgama non si avrebbe un bel film d’avventura!
Passiamo ora all’ultimo grande motivo per cui vale la
pena di sedersi in sala: la sceneggiatura. Sceneggiatura nel vero senso di
trasposizione della storia classica sullo schermo. Non so voi, ma i miei ricordi
della fiaba del “fagiolo magico” sono fermi ad una versione con Topolino a cui
non ho mai dato peso perché abbastanza noiosa. In questo film, invece, la storia è
stravolta quel tanto che basta da renderla interessante, abbastanza
attuale (shhhh rischio spoiler) e da catturarvi per 114
minuti filati.
Decisamente ci sono più di due ragioni per vivere
quest’avventura per cui enjoy la caccia ai giganti e fate un po’ di tifo per
Nicholas Hoult che se lo merita!
Sito ufficiale:http://jackthegiantslayer.warnerbros.com/
Pagina Facebook:http://www.facebook.com/IlCacciatoreDiGiganti
Twitter: @WarnerBrosIta
* sottotitolo solo per chi ha visto il film!
Kid President
16:48
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Don’t be in a party. Be a Party!
Mi scuso se vi ho fatto attendere un po’ per il post di
oggi ma mi sono ritrovata preda di un fenomeno assolutamente awesome! Per cui
ieri più che scrivere mi sono lasciata prendere dal turbinio dei video del
canale soul pancakes e da Kid President!
Vi racconto la mia avventura.
Abbastanza sfiduciata (come sempre in questo periodo)
per caso trovo un video di Obama e un bambino vestito in completo e cravatta
nello studio ovale. Considerando che non avevo niente di meglio da fare, ho provato a schiacciare play e a capire
cosa si raccontano quei due pensando di vedere il solito spezzone di tg in cui il presidente emana la sua umanità che ben conosciamo.
Già durante i primi 30 secondi ho cambiato opinione e iniziato
a valutare con occhio più attento e orecchio più teso quel che dicono i protagonisti.
Tre minuti e 50 dopo sono letteralmente conquistata dal
piccoletto di età indecifrabile che si definisce Kid President e
vado a divorarmi ogni suo video per capire come è iniziato questo fenomeno e di
cosa si tratta.
Nell’arco di 10 minuti nella mia testa slogan come “ Be more awesome”, “ It’s your duty to give the world a reason to
dance” e “I’m not in a party, I am a
party!” rimbalzano a più non posso. Non riuscivo a non sorridere e a non cercare un altro video da
vedere per capire da dove nasceva e perché questo progetto.
Finalmente incappo in una descrizione che contiene
l’indirizzo ufficiale www.kidpresident.com e lì sulla destra dello schermo
trovo “Who we are”. Svelato il mistero: Robby di 9 anni ha una malattia molto
rara, la Osteogenesis Imperfecta (OI), che lo porta ad affrontare la vita con
molto più coraggio e positività della maggior parte dei “grown-ups” (i grandi)
che lo conoscono. Il cognato (non sono poi così sicura della traduzione) di Robby ispirato da un progetto lanciato qualche anno prima in cui raccoglievano bambini
che volevano cambiare il mondo ha deciso di fare qualcosa di divertente con
il piccolo: giocare al presidente.
Come un vero presidente Robby davanti alla telecamera
lancia messaggi di positività e di gioia riflettendo sui problemi e chiedendo ai
suoi piccoli seguaci un aiuto per creare un mondo più #awesome
(imponente/grandioso) e trovare sempre una ragione per ballare. Impressionante
la risposta: bambini da tutta America mandano video messaggi in cui ballano, lo
salutano, raccontano le loro esperienze ed idee, mandano domande per famosi e
non o semplicemente raccolgono le sfide che Kid President lancia. Non fate
quella faccia voi che leggete: anche i grandi raccolgono la sfida e tweettano
complimenti o video ballerini!
È una vera e propria rivoluzione di positività che video
dopo video trasmette gioia e (come dice Brad Montague, il famoso cognato) se
viene visto il lunedì mattina probabilmente tutta la nostra settimana prenderà
una piega migliore.
Ci sono gioia, amore, risate e semplicità in dosi
contagiose che davvero riescono a regalare quei 4 o 5 minuti di evasione e buon
umore come si sono sempre prefissi Robby e Brad fin dal primo video. Loro si
divertono senza limiti e lo spettatore ne è contagiato. Questa è la regola
semplice. Tutto il resto è creatività, errori di grammatica, pancakes e
balletti.
È un fenomeno cresciuto in modo così dirompente (è nato
solo nel luglio 2012) da arrivare immediatamente agli occhi e orecchie di Obama
che ne ha sfruttato la “voce” per mandare un invito a tutti i bambini per
partecipare alla consueta caccia alle uova di Pasquetta. Sempre in
quell’occasione i due Presidents si sono ritrovati nello studio ovale per
scambiarsi consigli (si Obama ha chiesto se Kid President aveva consigli) e
chiarirsi i dubbi proprio come se fossero due "stati" durante un meeting segreto.
Adorabile. Kid President è davvero una botta di buon
umore e un bell'esempio sia civico che motivazionale. Lo so che si potrebbe
sempre pensare male perché il protagonista è un bambino e chissà quale futuro
l’attende se inizia ad essere protagonista del mondo già in giovane età… ma
rifletteteci: sono i bambini che cambieranno il mondo e decisamente un
presidente, che come obiettivo ha risolvere tutti i problemi per regalarmi una
ragione per ballare, lo voterei ad occhi chiusi. :)
È una cosa impensabile, lo so, ma e ogni tanto
rinfrescare i grandi ideali che il logorio e il grigiore di questi tempi ci
stanno spegnendo, vedere la vita con semplicità è qualcosa che ci dobbiamo
civilmente. È qualcosa che ci serve per essere più grandiosi anche quando siamo
spennacchiati nell’animo.
Poi con la crisi di valori che c’è, non è bello vedere
che esiste ancora un bambino disposto a credere nelle istituzioni e che da
grande vuole fare il presidente per cambiare il mondo?
Per cui niente indugi e enjoy la mia personale Playlist
dei migliori video di Kid President.
1. Pesce d'aprile direttamente dalla Casa Bianca!!!
2. L'incontro tra i due big!:)
3.La danza al minuto 1:08 è il top!!!
4. Pep talk...ossia un po' d'incoraggiamento!
5. Lo spot elettorale che preferisco!!!
Link diretto alla vera storia di Kid President: http://www.youtube.com/watch?v=IcZVGjG6LWM
Sito ufficiale:http://www.kidpresident.com/
Tumblr: http://kidpres.tumblr.com/
Youtube Soul pancakes: http://www.youtube.com/playlist?list=PLzvRx_johoA-YabI6FWcU-jL6nKA1Um-t&feature=plcp
ADV: We have a dream di Telecom Italia
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Obiettivi irraggiungibili che fanno bene!
Foto dal comunicato stampa Telecom Italia |
Scelta non fu più azzeccata.
Le motivazioni per cui entusiasticamente scrivo la frase precedente sono due. La prima è che già lo spot Gandhi del 2004, in cui idealmente ci si chiedeva come sarebbe stato il mondo se il discorso del leader fosse stato diffuso con i mezzi moderni, era stato un successo. Ricordiamo che i mezzi di allora erano il broadcast, lo streaming e un timido accenno al mondo mobile che oggi ci sembrano abbastanza scontati. A mio personale parere, lo spot Gandhi è stato un ottimo esercizio di riflessione collettiva in cui si mischiavano le società dando un risvolto positivo all'attuale (almeno questo è un plus per questo mondo contorto) e cancellando gli errori di quella passata (il non conoscere) riappacificandole idealmente. Riutilizzare questa tecnica con un altro leader spirituale e aggiornare il modo di veicolare il messaggio per me è una scelta vincente. Non solo riporta alla memoria lo spot disruptive del 2004 ma porta a riflettere su come l’essere connessi oggi abbatta le barriere ed idealmente nessuno di noi è escluso. Semmai è temporaneamente off-line. Bel messaggio, bella speranza in tempi piuttosto grigi. Anche, perdonate l’invadenza filo-sociologica, bella sfida l’aggiornamento ai nuovi mezzi sempre più basati sullo scrivere, invece che sull’audio.
Le motivazioni per cui entusiasticamente scrivo la frase precedente sono due. La prima è che già lo spot Gandhi del 2004, in cui idealmente ci si chiedeva come sarebbe stato il mondo se il discorso del leader fosse stato diffuso con i mezzi moderni, era stato un successo. Ricordiamo che i mezzi di allora erano il broadcast, lo streaming e un timido accenno al mondo mobile che oggi ci sembrano abbastanza scontati. A mio personale parere, lo spot Gandhi è stato un ottimo esercizio di riflessione collettiva in cui si mischiavano le società dando un risvolto positivo all'attuale (almeno questo è un plus per questo mondo contorto) e cancellando gli errori di quella passata (il non conoscere) riappacificandole idealmente. Riutilizzare questa tecnica con un altro leader spirituale e aggiornare il modo di veicolare il messaggio per me è una scelta vincente. Non solo riporta alla memoria lo spot disruptive del 2004 ma porta a riflettere su come l’essere connessi oggi abbatta le barriere ed idealmente nessuno di noi è escluso. Semmai è temporaneamente off-line. Bel messaggio, bella speranza in tempi piuttosto grigi. Anche, perdonate l’invadenza filo-sociologica, bella sfida l’aggiornamento ai nuovi mezzi sempre più basati sullo scrivere, invece che sull’audio.
La seconda ragione per cui promuovo questo spot? Mi piace visivamente
la fusione dell’immagine anni’60 (assolutamente riproposta in chiave bianco e
nero e fedelissima nei consumi al periodo storico) con lo scritto 2.0. Anche i
nostri gesti da social networkers in un ambiente così retrò risultano
assolutamente naturali (pollice in su il nonno che scatta una foto con il
cellulare durante la parata del leader)...che forse tutto quel aggiungerci accessori
sul telefono abbia finalmente creato qualcosa che sia veramente personal?
Divagazioni a parte trovo anche molto significativa l’idea di utilizzare come
immagine piena un Martin Luther King a bocca chiusa che apprezza il grido We
Have a Dream della folla. Idealmente fa capire che forse in 50 anni almeno un pezzo del suo
discorso l’abbiamo capito e incorporato. Ora possiamo applicarlo una volta per
tutte?
Ovviamente, come noterete nei commenti del video che vi ho
postato, ci sono i soliti detrattori che si lamentano per aver scomodato un
leader così per fini commerciali. Facciamoci un esame di coscienza: aprite la
vostra pagina facebook e guardate tutti i link di favolose quote che avete
inoltrato da inizio anno fino ad oggi…di quante ne conoscete l’autore con attendibilità
certa? Eppure ne condividete il pensiero e il motivo che vi ha spinto a pubblicarle sulla vostra home è che quelle parole hanno un peso, devono essere ricordate e
diventare fonte d’ispirazione per voi e per progetti anche lontani dalla fonte
che le ha pronunciate. Più o meno quello che si è
detta Telecom. Più o meno l’obiettivo che si era posto Martin Luther King: far
si che quel discorso fosse sempre ripetuto e fosse d’ispirazione per tutti in
ogni singolo ambito della propria vita. Aggiungerei io: ben venga che qualcuno si ponga ancora degli obiettivi così elevati da raggiungere!
Non vi aggiungo altro, vi invito a mettervi seduti
tranquilli, schiacciare play e enjoy lo spot. Si sa mai che anche voi mi diate
la vostra lettura tecnico-socio-comunicativamente-ispirata-unica!
P.s. per i più esigenti: ecco lo spot del 2004 con Gandhi e buon divertimento nello scorgerne le differenze tra questo e quello attuale. ;)
Fonti:
Villes éteintes di Thierry Cohen
15:00
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Le stelle perdute
Hong Kong by Thierry Cohen |
San Francisco by Thierry Cohen |
L’altro ieri sulla pagina google+ di Alexia Sinclair (la fotografa di Regal Twelve di cui abbiamo parlato un po’
di tempo fa) ho visto un articolo di Time in cui si parlava dello straordinario
lavoro del fotografo Thierry Cohen. Si è proprio il caso di tirare fuori
l’aggettivo straordinario e leggerlo nella chiave di “fuori dall’ordinario”
perché questo progetto non solo è dedicato alla fotografia di paesaggio ma
sceglie di creare dei nightscapes (letteralmente paesaggi notturni) sfruttando
un principio astrologico molto particolare per farci vedere ciò che non vediamo,
ma è compreso nel nostro ordinario. L’intento dei nightscapes “Villes éteintes”
di Thierry Cohen è quello di farci vedere come sarebbero le città più belle del
mondo se non fossero inquinate, soprattutto dall’illuminazione artificiale.
Le Belve
16:06
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Il canto della normalità atipica
Questo weekend niente giro cinema per vedere le
stuzzicanti novità di Pasqua...mi sono invece orientata su un film targato 2012
che sin dalla locandina mi aveva incuriosito: Le Belve.
Innanzitutto chiariamo un punto: se cercate un film
d’evasione o una bella storia d’amore o un’action movie puro lasciate perdere e
cercatevi un altro titolo. Questo film non è nessuno dei tre generi sopra.
È una storia complessa in cui si vede esplicitata la forza dell’amore (è sia punto debole che motivo di riscossa) e dove tutto ciò che è scorretto diventa la normalità. È normale e (stranamente) fortunato il triangolo amoroso protagonista, è normale che una donna sia a capo di un cartello della droga messicano, è normale vedere l’azienda di Mariujana dei due protagonisti come un’impresa di successo al pari di Apple o Microsoft. Questo è il presupposto e il mondo in cui si svolge la trama. La parte impressionante è che in questa normalità atipica non capirete mai chi sono le vere belve: se i cattivi del cartello o i “triangolaristi”. La morale suggerita dal sottotitolo è che l’amore rende tali ma guardandolo e soprattutto vedendo il finale in realtà mi sorge più il dubbio che sia la cecità e l’opportunità a rendere belve. Questo però è il mio pensiero filosofico non tecnico.
È una storia complessa in cui si vede esplicitata la forza dell’amore (è sia punto debole che motivo di riscossa) e dove tutto ciò che è scorretto diventa la normalità. È normale e (stranamente) fortunato il triangolo amoroso protagonista, è normale che una donna sia a capo di un cartello della droga messicano, è normale vedere l’azienda di Mariujana dei due protagonisti come un’impresa di successo al pari di Apple o Microsoft. Questo è il presupposto e il mondo in cui si svolge la trama. La parte impressionante è che in questa normalità atipica non capirete mai chi sono le vere belve: se i cattivi del cartello o i “triangolaristi”. La morale suggerita dal sottotitolo è che l’amore rende tali ma guardandolo e soprattutto vedendo il finale in realtà mi sorge più il dubbio che sia la cecità e l’opportunità a rendere belve. Questo però è il mio pensiero filosofico non tecnico.
Parlando di tecnicità e elementi base per dare un giudizio…beh… direi che quello preponderante e da affrontare subito è la composizione del
cast.
Abbiamo un’egregia Salma Hyek che da’ il meglio di sé in
versione spagnola e spietata, un Benicio del Toro doppio giochista che rende il
personaggio talmente reale da essere quasi pauroso ed infine un John Travolta che è oltremodo
credibile e imprevedibile. Quello che però colpisce non sono questi pezzi grossi di cui abbiamo
già visto prova in altri grandi film, ma la componente giovane del cast ossia
Blake Lively, Taylor Kitsch e Aaron Taylor-Johnson. Quasi fossero stati scelti
come la versione giovane dei 3 grandi divi elencati poc'anzi, si distinguono
interpretando personaggi complessi e dalle mille sfaccettature nonostante
vogliano e debbano sembrare “normalizzati” dal generale tema dato da Oliver
Stone. Particolare menzione va poi per la “mia Serena di Gossip Girl” che dopo questo personaggio la confermo come una delle migliori scoperte del 2012.
Non solo è brava nel districarsi in un personaggio abbastanza complesso e
diverso dalla Serena della famosa serie tv ma riesce a portare sullo schermo quel
bagliore di charm tutto suo per cui non puoi non parteggiare per lei anche se il
ruolo non ti piace, sei fan di Salma Hyek e/o probabilmente hai sempre schifato
Gossip Girl. Decisamente brava e davvero non sfigura in questa prova con cast
famoso e regista esigente.
A proposito di regista… Oliver caro… non sono proprio
una tua fan ma ho visto Kill Bill e mi sento di tirarti un po’ le orecchie per
quelle scene mozzafiato in bianco e nero che alternano le scene a colori. Nel
complesso hai fatto un bel film che porta a riflettere e farsi due domande sul confine tra normalità, diversità e giustificazione dei propri atti quindi ti diamo un enjoy per scelta cast, location e riflessione...un po' meno per storia e effetti speciali! ;)
Voi cari cinefili in lettura che ne pensate? Se siete
ancora nel dubbio qui sotto trovate il trailer per lasciarvi ispirare o farvi desistere fin da subito:
Sito ufficiale: http://www.lebelve-ilfilm.it/
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