Realtà rivisitata di François Dourlen

14:07 Vale 0 Comments


Perché l’immaginazione è la nostra forza


Per il post di oggi ho scelto un fotografo che riunisce due grandi lavori e argomenti che abbiamo affrontato in questa sezione da “Reflexista”. Sto parlando di François Dourlen e della sua Realité rivisitée. L’ho scoperto grazie ad un articolo dell’Huffington post italiano che a sua volta riportava l’intervista dell’edizione  francese confermandone il successo virale. Ma in cosa consiste questo tipo di “genere” o ancor meglio in questa idea? È uno scatto dove al centro dell’inquadratura (e del paesaggio) trovate un iphone o un ipad che vi mostra un’immagine che potrebbe essere all’interno di quel quadro canzonando un po’ la realtà triste che viviamo. Si gioca sulla prospettiva, l’accostamento, la distorsione e la meta fotografia. Un po’ come nella FILMography di Christopher Maloney, troviamo l’elemento umano che regge la foto che esplica il messaggio e lo stesso gioco di prospettiva che arricchisce di contenuto. Allo stesso modo troviamo il racconto di meta fotografia per cui è famoso Salvadori (il fotografo che fotografa i fotografi) e l’utilizzo di dispositivi smart che non sono solo fotocamere come avevamo visto in questo post di fine febbraio (http://enjoyitornot.blogspot.it/2013/02/da-fare-reflex-smartphone-una-o-due.html).


0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Iron Man 3

14:46 Vale 0 Comments


Spiazzamento, sorpresa e dubbio


Mercoledì finalmente è arrivato il grande giorno: il nuovo capitolo di uno dei miei supereroi preferiti è uscito al cinema e io avevo il biglietto di sola andata per il mondo di Tony Stark alias Iron man.
Con aspettative molto alte e zero idea sulla trama (non la leggo mai se i film m’ interessano molto) mi sono seduta al mio posto e sono rimasta totalmente spiazzata: il mio supereroe era in preda ad attacchi di panico, c’erano pochi AC/DC in sottofondo, la signorina Potts non era solo la bella da salvare ma finalmente ha avuto un ruolo di tutto rispetto rivelando anche parecchio del suo rapporto con Tony, il cattivo, una volta svelato, è sembrato una metafora fin troppo reale e pure il finale mi ha lasciato nel dubbio. Insomma come capitolo è stato piuttosto impegnativo e sorprendente.  Non ho ancora capito se mi è piaciuto o mi ha deluso nonostante sia rimasta fino alla fine di tutti i credits e mi sia goduta anche la scena finale.
Di sicuro quanto di bello ed affascinante c’era nei primi film è stato ampiamente sfruttato e riconfermato anche in questo capitolo. Per cui pollice su per lo straordinario Robert Downey jr. che ha trovato in questo ruolo il giusto equilibrio per essere amato dai grandi (che già l’avevano adocchiato in Charlot e Ally Mc Beal) e idolatrato dai ragazzi grazie alla vena ironico-sagace che ha dato al Tony Stark che tutti conosciamo. Sempre divina  Gwyneth Paltrow che nei panni della signorina Potts trova un risvolto più simpatico, umano e in quest'ultimo capitolo anche un po' cattivello che, in effetti, ben le sta. Don Chandle continua ad essere una garanzia anche se, per me, in questo film viene un po’ sostituito dalla nuova voce della coscienza di Stark alias il piccolo Ty Simpkins. Il resto del cast famoso, Rebecca Hall, Guy Pierce e Ben Kinsley , che formano i cattivi non sono niente male anche se ovviamente non hanno lo spazio per apparire simpatici di fianco ad un supereroe come Iron Man.
Non sto neanche a menzionarvi gli effetti speciali e i progressi che hanno fatto rispetto ai precedenti film perché come potrete immaginare sono da Oscar e ottengono un 110 e lode pieno senza neanche stare ad analizzarli. L’unico appello che faccio è: cara produzione e compagnia bella non avete per caso intenzione di fare una sorta di parco tematico in cui si possa andare a vedere come realmente vengano fatti questi effetti? D’altra parte se Tony Stark può creare granate con le palline d’albero di Natale, analizzare gli effetti speciali del film non sarebbe altamente istruttivo per i futuri ingegneri di domani? E quanto invece sarebbe bello per cinefili curiosi come me una giornata tra i suoi trucchi e magari in quella favolosa villa di Malibu che spero non sia stata troppo rovinata*? Decisamente sto divagando troppo.
Ritornando sui binari che cosa vi consiglio di fare? Ovviamente questo film vale il costo del biglietto se siete fan dei super eroi e se volete godervi un po’ d’avventura ed evasione. Vi sconsiglio caldamente di portare bambini troppo piccoli con voi perché nella sala in cui sono andata c’erano dei patatini che sono scoppiati a piangere solo dopo una scena tra il rumore, la suspense e la storia abbastanza intricata anche per noi grandi.
Ora bando alle ciance ed enjoy il trailer mentre nell'altra scheda del browser state prenotando i posti in sala. ;)


* la villa di Tony Stark è stata il secondo motivo per cui sono diventata fan ad oltranza di Iron Man sin dal primo film! ahahahah

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Ègarements di Cerise Doucede

15:00 Vale 0 Comments


Leggermente smarriti


Si avvicina il ponte del 25 aprile e oggi è “l’ultimo giorno della settimana” per molti lavoratori quindi affrontiamo il prossimo post “leggermente”. Vi state chiedendo come? Beh commentando le foto di Cerise Doucede.

Partiamo subito con la traduzione del titolo del suo lavoro: ègarements in francese significa smarrimento e in senso più ampio anche momentanea follia. Cosa c’entra con la leggerezza direte voi? Lo smarrimento e la follia di Cerise non è dedicato alle persone ma agli oggetti che nelle sue foto rivestono un ruolo fondamentale e da protagonisti fluttuano tutt'intorno agli umani. Ricalcando la classica metafora del “sono nascosto nell’unico punto dove mi vedi benissimo” queste installazioni d’oggetti fluttuanti contrastano con l’inattività ed inespressività delle persone presenti nelle foto che appunto sembrano in preda ad un raptus di una momentanea follia. Dite che ho parafrasato l’immagine un po’ troppo? Eppure guardando la coppia che fa colazione a letto il messaggio mi sembra chiaro: “sono perso nel mio mondo interiore e non mi accorgo di quante cose sto perdendo intorno a me”. Lo sguardo è fisso non rivolto a persone o cose ma al vuoto e intorno a loro gli oggetti sono sospesi come per magia regalando un momento di spettacolarità allo spettatore che avrebbe voglia di scuotere i due protagonisti per fargli vedere quel che accade.

Molto bella l’idea, molto comunicativa. In un lampo ci fa capire quanto ci perdiamo perché siamo distratti dai nostri pensieri e problemi.

Peccato che più guardo le foto più l’effetto “Photoshop d'altri tempi” non riesce a convincermi. Cosa vuol dire? Guardate attentamente gli oggetti…no ancora più attentamente… esatto: quello che vedete è un filo. Un filo di nylon che tiene sospesi gli oggetti e che probabilmente è lì per essere visto. Probabilmente sono troppo figlia del 2.0 e preferisco di gran lunga il trucco celato per lasciarmi sognare ancora un po’.  Voi che dite reflexisti? Ringraziate Cerise perché ci ha dato un metodo abbastanza low cost per creare un effetto? Ummm…no non mi avete convinto: io la ringrazio per l’idea fuori dagli schemi, per l’abbinamento tra colori di sfondo e oggetti in primo piano e soprattutto per la riflessione che mi ha regalato. Direi che tre voti su quattro fanno un enjoy.

Eccovi la fotogallery sul suo sito ufficiale e…la prossima volta che fate colazione state attenti a dove si perde il vostro croissant!:)


P.s. buona festa della liberazione!

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Made in Jersey

17:40 Vale 0 Comments

La piacevole sorpresa


Ieri sera come ogni lunedì sera mi sono seduta sul divano alle 20.52 per potermi gustare la mia puntata di Grey’s anatomy e a dir la verità ero anche pronta a scattare sul canale Fox per la prima di Da Vinci’s demons. Purtroppo la mia idilliaca serata da serial addicted è stata bruscamente interrotta dallo schermo blu con messaggio fin troppo chiaro: “NESSUN SEGNALE DALLA PARABOLA”. Dopo un quarto d’ora di panico, stati facebook, ricerca d’aiuto, prove di registrazione fallite e di settaggi vari, sconsolata come non mai mi sono abbandonata a Sky on demand. Quello è stato il momento in cui la serata mi ha regalato due sorprese: la prima è che ho scoperto che ogni puntata di una serie il giorno dopo la sua trasmissione viene rilasciata su sky on demand per un certo periodo, la seconda invece si chiama Made in Jersey.
So che tre puntate non fanno un giudizio su una serie, ma in milanese c’è il detto: “dopo tre piatti è risotto” per cui ecco i punti che mi hanno colpito della serie di Martina Garretti:
  1. trama: siamo a New York e una giovane rampante figlia di italoamericani si fa riconoscere per la sua perspicacia durante una riunione importantissima dello studio legale in cui lavora. Da lì a poco le viene affidato il ruolo da assistente di un caso importante di omicidio. Banale? Per niente perché la Martina Garretti di cui sopra è una tosta senza eguali: in tacco dodici non si fa problemi ad andare a cercare indizi, testimoni, scene del crimine e a ritirare i cupcake per il compleanno del nipote. Divisa tra indagini, arringhe al foro e pranzi della domenica difficilmente si riesce a spegnere la puntata e non essere coinvolti.

  2. i richiami. Con questa espressione voglio dire che guardando le puntate ho intravisto un po’ l’impronta di tanti bei telefilm degli scorsi anni che un po’ ci hanno fatto rivalutare il genere. C’è il sapore di Ally Mc Beal ma con più focus sulle vicende giudiziare che sull’amore e i pensieri dell’avvocato, c’è la sagacia della signora in giallo che va oltre i suoi limiti e fa le indagini in prima persona, c’è l’occhio femminile attento al dettaglio come l’avvocato di Legally Blond impersonato da Reese Whiterspoon ai tempi, c’è l’italianità dei Sopranos ma soprattutto la tranquillità e l’amore della famiglia alla Ugly Betty. Insomma prende il meglio di tutti e lo shackera sapientemente ottenendo un background, un personaggio e una storia appassionante.

  3. L’ambientazione. Più guardo telefilm ambientati a New York più mi innamoro della fotografia che sa sprigionare quella città. Già in Gossip Girl avevo decantato come la città fosse vissuta e ritratta in modo egregio, qui in realtà è più di sottofondo ma quando appare è un’immagine da levare il fiato. Fra l’altro ci fa anche conoscere il modo di vivere appena fuori la grande mela grazie ai continui avanti e indietro della protagonista dalla casa dei suoi in periferia.

  4.  i personaggi. Ovviamente il maggior sforzo è stato fatto per la protagonista che ben coniuga la voglia di ambizione, la passionalità italiana e l’intelligenza fuori dal comune di noi giovani che ci impegniamo a fondo. Non sono da sottovalutare, però, anche i colleghi arrivisti o meno che insegnano l’antica arte del foro e il rigore in netta contrapposizione con il pensare fuori dagli schemi e il ragionamento di Martina, la protagonista. Ho apprezzato poi in particolare il personaggio che interpreta il capo dello studio che alimenta la perspicacia della protagonista e le dona ottime possibilità e insegnamenti. Sarà che Kyle MacLachlan  (ex interprete del marito di Bree in Desperate Housewife) è decisamente ottimo nel ruolo…ma un capo così rende bene nella serie. Ultima menzione va alle “ragazze Garretti” che sono la mamma e le sorelle della protagonista: un po’ Jersey Shore e un po’ toste sono l’esatto completamento del personaggio principale facendo capire da chi ha preso la testardaggine. Proprio nel vedere come è dipinta la famiglia italoamericana di Martina mi ha fatto dare un punto in più alla serie: finalmente non c’è troppo trash, non ci sono delinquenti ma persone che con le nostre caratteristiche italiane migliori affrontano la vita e le vicende spiacevoli con tenacia. Finalmente una sfumatura positiva su noi italiani all'estero!;)

  5. Last but not least: mi piacciono le vicende narrate. Non sono così semplici da far indovinare dopo un minuto il vero colpevole. Sono quel giusto mix di complicato e intricato che attira lo spettatore che alla fine deve sapere perché effettivamente potrebbe essere stato quel tizio e non l’altro e soprattutto come farà la protagonista a farlo arrestare o crollare durante l’interrogatorio.


Insomma sarà l’entusiasmo delle prime tre puntate (anche se non credo si spegnerà così presto) ma questa serie mi piace e merita un enjoy netto per come fa vedere noi giovani, come ritrae noi donne latine e soprattutto perché ci ridà quella forza e tenacia quotidiana che non si vede in tv dai tempi del fantastico Ally Mc Beal. 

Link utili:
Sito ufficiale: http://www.cbs.com/shows/made_in_jersey/
Fox Life: http://www.foxlife.it/made-in-jersey?gclid=CJyy7L6P4bYCFU5b3godW2MAow
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Made_in_Jersey
Google + : http://plus.google.com/u/0/102728364621024910480/posts

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Pere e cioccolato

14:09 Vale 1 Comments

La coppia perfetta

In foto anche la versione "cacao" inventata da me
È una grigia e piovosa domenica pomeriggio, come passarla a casa senza diventare un tutt’uno con il divano? Io vi proporrei un esperimento culinario che ho provato di recente: l’impasto pere e cioccolato. L’ho chiamato così perché ho provato questa ricetta due volte: la prima in versione torta e la seconda in versione cupcakes. Non vi dico fino alla fine quale dei due ho preferito per cui leggetevi la ricetta, procuratevi gli ingredienti, un aiutante, un assaggiatore e iniziate l’esperimento.

Ingredienti:
- 6 uova
- 150 gr di farina
- 50 gr di fecola
- 200gr di zucchero a velo
- 1 bustina di vanillina
- ½ pera (vi consiglio vivamente le Abate) sbucciata e tagliata a dadini
- 20 gr di gocce di cioccolato (espandibile fino a 40 gr)
- 60 gr di burro fuso (comprensivo di quello utilizzato per imburrare la teglia)
- due ciotole 
- tortiera o pirottini per cupcakes a seconda di cosa vi va di fare

Per prima cosa accendete il forno a 190° e imburrate la tortiera se avete deciso di fare la torta. Dividete poi gli albumi dai tuorli e montate a neve molto ferma i primi, mentre agli altri aggiungete zucchero a velo e vanillina. Mescolate i tuorli con lo zucchero e la vanillina fino ad ottenere una crema sulla quale setaccerete farina e fecola. Questa operazione di setaccio dev’essere interrotta dall’aggiunta di cucchiaiate di albumi montati. Mescolate il tutto. A parte fate fondere il burro rimasto e unitelo a filo al composto che avete creato. Continuate a lavorare bene l’impasto per amalgamare perfettamente gli ingredienti. Aggiungete la mezza pera tagliata a dadini e le gocce di cioccolato. Lavorate velocemente l’impasto e versatelo nella tortiera oppure negli stampini da cupcakes ricordandovi di riempirli fino ad un centimetro dal bordo. Infornate la torta per 30-35 minuti. Se scegliete i cupcakes ne basteranno 15 .  Il consiglio degli esperti di Crea e Decora è di prepararla un giorno prima e decorare con una ganache di cioccolato. Io ovviamente ho saltato questa parte perché volevo sentire il vero sapore dell’impasto prima.

I miei commenti? Ovviamente preferisco di gran lunga la versione torta a quella cupcake perché l’impasto mi è risultato molto liquido (probabilmente i miei albumi non erano a neve) e la maggior parte dei pirottini si è sformata. In entrambi gli esperimenti ho anche notato che le gocce di cioccolato tendono a depositarsi sul fondo quindi ho provato ad aggiungere un cucchiaino di cacao amaro per rendere più sfizioso il cupcake (scelta apprezzata). La prossima volta proverò ad aggiungere il cioccolato dopo aver disposto il composto nella tortiera...magari funziona e evita di avere il fondo di cioccolato.
Altro appunto: è una ricetta che richiede molte operazioni da fare a parte (es. fondere il burro o montare gli albumi o tagliare la pera) per questo vi ho suggerito un aiutante anche se so che in cucina di solito si trovano solo assaggiatori. ;)

Nel complesso comunque è una buona torta, sfiziosa al punto giusto per cui merita un enjoy sul divano magari davanti ad una nuova puntata di qualche serie tv che ci piace. 

1 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

W.E. – Edward e Wallis

13:26 Vale 0 Comments

Honestly it can't be fun to always be the chosen one*


Durante il 2012 per un motivo o per l’altro mi sono persa la visione di W.E. diretto da Madonna e presentato fuori concorso alla mostra di Venezia. Da fan di Madonna m’incuriosiva vedere la sua versione cinematografica e da seguace del cinema volevo capire perché la critica l’aveva stroncato così drasticamente (su Wikipedia inglese si leggono delle critiche tutt’altro che leggere).

Grazie a Sky on demand un paio di sere fa ho potuto prendermi del tempo e vederlo per la prima volta lontano da giudizi e polemiche. Devo ammettere, post visione, che è un film complicato: non riesci ad amarlo tutto e neanche ad odiarlo a priori ma di sicuro non lo giudichi un film da poco o scontato. Partiamo quindi ad analizzarne i punti cardine.

Innanzitutto di cosa parla questo film? Astutamente sceglie di raccontare la storia d’amore d’inizio novecento tra la divorziata Wallis Simpson e il re d’Inghilterra Edoardo VIII (che abdicò in favore del fratello ma quello è il film il discorso del Re) dal punto di vista di Wallis e non delle cronache mondane o della corte. Accanto a questo racconto la storia di una Wallis degli anni’90 che sta vivendo la fine del suo matrimonio e, grazie ad un’asta a favore dei duchi da Sotheby's, può entrare a contatto con gli oggetti della duchessa e avere dei flashback sulla vita dei due amanti. Ecco, a mio giudizio questa seconda storia doveva essere trattata più come pretesto che come vicenda parallela perché interrompe un po’ troppo la sequenza di quella d’inizio ’900 che dovrebbe essere il cardine della trama. La continua interruzione del racconto crea ancora più curiosità intorno alla storia d'amore dei due duchi che purtroppo non è mai stata raccontata dall'interno della coppia (come si premette questo film) ma solo a livello mondano. Insomma l'idea di narrare due storie contemporaneamente è un ottimo espediente per celare la poca mole di informazioni sulla storia d’amore, peccato che non soddisfi appieno la curiosità per il fatto storico.

La storia però non è l’unico punto cardine. Anche la tecnica di ripresa è molto importante visto che si parla di una regista che non nasce come tale. Devo dire che rispetto alle mie aspettative la tecnica mi sembra molto buona e anche la fotografia non è male specie se si guarda attentamente la scena iniziale in cui le due donne protagoniste vivono in parallelo una situazione casalinga simile. Quello che invece non ho apprezzato a livello di tecnica e forse anche a livello narrativo è la cura del dettaglio della violenza domestica, forse un po’ troppo brutale e film verità. Nel complesso, però, l’intero parallelismo tra le due epoche e i flash back sono tecnicamente ben curati. Probabilmente l’esperienza di Evita e della direzione di Alan Parker è stata una miniera d’oro per Madonna regista.

Interessante anche la scelta del cast che predilige attori molto bravi, parte di qualche film famoso ma poco blockbuster. Probabilmente l’attenzione voleva essere sulla storia e sulla regia più che attrarre il pubblico per il numero di divi di Hollywood compresi. Astuta mossa perché per tutto il tempo del film ci si concentra più sugli aspetti laterali come i dialoghi, la colonna sonora e i costumi che sul cast. Non a caso c’è stata la vittoria di un Golden Globe per la migliore canzone originale (la stupenda Masterpiece) e, per i costumi, addirittura una nomination all’oscar.

Come avrete capito è un film complesso che contiene tante piccole chicche da analizzare e non è semplicemente un insieme di fatti raccontati in modo scontato. In alcuni tratti forse si trova l’incrocio delle due storie un po’ troppo pesante ma, è comunque ben gestito a livello di regia. Voto finale? Enjoy in dvd o “on demand” in una serata pre-primaverile.


* è un verso della canzone di Madonna Masterpiece che ho capito appieno solo dopo aver visto il film...se l'avete visto: secondo voi non parla anche di Wallis?!?

Pagina Facebook (da cui arriva anche la locandina): http://www.facebook.com/WEilfilm?ref=ts&fref=ts

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Affari al buio

19:11 Vale 0 Comments


Il valore degli oggetti dimenticati


Ieri sera, durante l’orario di cena, su Cielo mi è capitato di vedere due puntate di questo nuovo reality o meglio docu-reality: Affari al buio. Come tutti i prodotti di Cielo (che arrivano da Sky) va a seguire quelle realtà che sono abbastanza improbabili ma così caratteristiche da incuriosire lo spettatore. In questo caso ripresi “da vicino” sono un banditore d’aste e quattro suoi migliori compratori. Vi state già immaginando la sala retrò con tutti elegantemente seduti e allineati sulla sedia con paletta in mano? Ecco cancellate questo ricordo e sostituite il tutto con una fila di garage abbandonati, un tizio che spacca il lucchetto e l’intera asta gestita in piedi davanti alla saracinesca aperta dove gli acquirenti che puntano hanno potuto solo “buttare un occhio” al contenuto.

Alcuni garage sono pieni zeppi, altri semi spogli e solo una gran fortuna o un occhio esperto può capire cosa si potrebbe celare dietro tutto quel marasma di oggetti ammassati. Una volta finite le aste solo il vincitore può entrare nel proprio garage, vedere cosa ha acquistato a scatola chiusa e decidere se farlo stimare da esperti o no. Lo spettatore da casa intanto si chiede come diavolo sia possibile agguerrirsi così per un garage che non è stato neanche valutato a priori e s’incuriosisce a sapere quali cose potrebbero avere un valore così elevato da poter ripagare la somma spesa per l’intero acquisto al buio.

Incredibilmente poster anni’70, chitarre e statue di legno di dubbissimo gusto risultano essere i migliori affari e tendono a far fruttare bene gli acquisti di questi moderni Indiana Jones dei box. Caratteristico è anche il modo in cui fanno le puntate: ogni personaggio ha il suo che rende ancora di più il carattere celato dietro alla faccia da compratore. C’è Berry Weiss che già dal nome vi dovrebbe ricordare un sessantenne che non ha smesso di fare il rockettaro piacione e si aggira con un certo savoir faire tra un box e l’altro in attesa di scoprire cosa ha comprato con i suoi guantini a teschio. Accanto a lui c’è Darrell, il duro che punta strizzando l’occhio e cercando di placarsi per poter fare gli affaroni che in realtà si rivelano sempre gran buchi nell'acqua una volta che fa valutare il pezzo trovato. Il più preciso del gruppo è invece l’esperto rigattiere Dave che con la torcetta e il suo accento strano “tip” sulle occasioni migliori per il suo negozio vintage. Mi dispiace solo che sia incappato in una bellissima macchinina giocattolo degli anni’50 che non poteva rivendere perché arrugginita. I due “giovani”, invece, sono la coppia formata da Jarrod e Brandi. Nelle due puntate che ho visto non hanno fatto molto ma ho intuito che loro sembrano più in un casinò che ad un’asta: lei che suggerisce a lui alle spalle in vestitino verde, che incassa i 100 dollari delle scommesse nel reggiseno…fa molto finta bond girl, altro che compratrice! Insomma questi quattro sono uno spaccato dell’America che recupera i vecchi cimeli e si rifà ai suoi tempi d’oro in ogni epoca ed occasione. A voi l'onore di riconoscerli nella foto qui sopra!;)

Giudizio finale? Sarà stato il mio stupore nei confronti delle valutazioni degli esperti (come fa a costare meno un cinematografo di inizio ‘900 rispetto ad una testa di legno orribile degli anni’70?), sarà che tra gli estimatori è comparso il chitarrista degli Aerosmith, sarà che mi ha incuriosito questo ridare un valore a qualcosa di dimenticato in un box ma sono rimasta letteralmente incollata alla tv durante entrambe le puntate. Per cui meritano un enjoy sulla fiducia e una vostra "puntata" per capire se durante quell'oretta di visione avete fatto un ottimo affare o no.

P.s. probabilmente ho beccato una replica ieri sera perchè qui nei siti ufficiali potete trovare gli orari corretti!:)

Sito canale History Channel Italia:http://www.historychannel.it/affari-al-buio#anchor

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Once upon a time (C'era una volta)

20:00 Vale 0 Comments

Perchè rimanere incantati da questa serie



Devo dire che dopo l’ultima e conclusiva stagione di Gossip girl ero alla ricerca di una serie tv che potesse in qualche modo occupare il mio schermo al suo posto. Cosa non facile visto quanto mi piaceva GG e la sua New York. Tra i vari titoli mi è corso l’occhio su Once upon a time, attualmente alla seconda stagione su Fox il martedì sera alle 21.00.
Mi ricordo di aver visto la primissima puntata in prima tv l’anno scorso e di averla interrotta solo perché c’era una qualche partita e per forza di cose dovevo lasciare la tv. Ora dopo aver recuperato e visto le prime dieci puntate ecco i miei motivi per andare avanti nell’esperimento e eventualmente approdare alla seconda stagione di cui vi ho scritto sopra:

  1. la trama: è tutto fuorchè scontata e soprattutto sa ben equilibrare fantasy e rivisitazione. Mi spiego meglio: la serie s’ispira alle famose fiabe dell’infanzia ma le rivede in una chiave che le unisce tra di loro e in qualche modo le lega perfettamente al presente. L’espediente narrativo è un sortilegio che ha intrappolato  tutti i personaggi delle favole in una cittadina sperduta del Maine nel tempo a noi contemporaneo facendogli dimenticare chi sono. Ovviamente nella realtà in cui sono stati catapultati questi personaggi, tutto è l’esatto opposto delle favole: i buoni sono i poveri e gli incompresi che devono sottostare al giogo dei cattivi, potenti e ricchi. La favola cardine è Biancaneve con la regina cattiva. Ovviamente c’è chi può dissentire sulla scelta di Biancaneve come storia cardine (a mio giudizio esistono favole più belle) ma decisamente è molto intrigante capire come vengono sovrapposte le fiabe e le sfaccettature più profonde e umane dei personaggi classici.

  2. La nota investigativa del fantasy. Non si tratta di una serie puramente e stucchevolmente fantasy ma c’è un insieme di tratti che rimandano al genere poliziesco. Non ho sbagliato parola, l’intera trama parte da un pretesto fantasy e usa le favole ma i protagonisti sono una detective che poi diventa sceriffo e suo figlio. Questi due insieme indagano e cercano di smascherare questi personaggi delle favole nascosti nella realtà e combattere il male della città che è più reale di ogni storia. L’aver scelto di arricchire la trama con dei tratti molto vicini al giallo decisamente da quel giusto pepe che appassiona lo spettatore e l’appassionato fantasy.

  3. La fotografia. So che non l’ho mai usato come parametro di giudizio negli altri post di questa sezione ma in Once upon a time (OUAT) è uno dei tratti che salta più all’occhio anche se non ne si è tanto esperti. Saranno i colori, sarà che è un elemento fondamentale per far capire quando si è nella realtà e quando si è nella fantasia ma decisamente salta all’occhio dello spettatore e lo allieta.

  4. L’eroe protagonista: lasciate stare i vari Filippo, principe azzurro e Thomas (ma lo sapevate che il marito di Cenerentola si chiamava così?) il vero eroe e salvatore in realtà è una donna (e che donna): Emma. Figlia di una Biancaneve tutt'altro che zuccherosa e nella realtà del sortilegio orfana che vive il ricongiungimento con il figlio dato in adozione, Emma si ritrova a essere l’eroina della storia nonostante il passato turbolento e l’insieme di ombre che hanno ricoperto la sua vita fino a quel momento. Ovviamente non è solo la paladina della storia ad essere tosta, lo sono tutte le principesse e tutte le altre protagoniste femminili incluse le streghe. Non una è una stupida damigella da salvare: una prende in mano la spada e lotta anche contro i Troll, l’altra prende in mano un regno mentre le streghe mostrano prove di cattiveria indicibile. Prima fra tutte Regina (la strega di Biancaneve) degna di un’interpretazione multi sfaccettata e non solo ad una dimensione come il suo specchio.

  5. La Sigla: mi piace molto l’apertura della puntata con la scritta della serie e sotto in un angolo una creatura magica, una persona o un oggetto legato alla puntata che la anticipa ma allo stesso tempo lascia il mistero perché sta allo spettatore a scervellarsi su come possa essere il collante della puntata.

  6. DNA Lost. Questo punto dedicato agli affectionados del famoso telefilm Lost perché se avete i miei stessi gusti vi siete già convinti al punto 4. Diciamo pure per onor di cronaca che OUAT nasce dagli stessi autori di Lost come potete leggere su Wikipedia ed effettivamente la serie ha delle similitudini con la sua "ava": cambia solo l'intento. In Lost si cerca la redenzione in OUAT è centrale la speranza. Io ho solo visto una puntata di Lost quindi non posso giudicare le similitudini ma mi ricordo che effettivamente mi ha tenuto incollata al divano fino alla fine. La stessa caratteristica la trovate in ogni singola puntata di OUAT con la differenza che in questa vi viene anche da urlare contro i personaggi per destarli dal sortilegio.


Insomma a conti fatti è una serie che vale la pena vedere perché già dalla terza puntata vi ritroverete incollati al divano avidi di sapere come va a finire o perché quel determinato personaggio non riesce a capire la verità. Per cui il mio consiglio spassionato è: vivete l’incanto del fantasy in una chiave investigativa e enjoy Once upon a time.
Pagina Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/C'era_una_volta_(serie_televisiva)

P.s. per chi l'ha vista e si è trovato spiazzato davanti a Tremotino, come è successo a me, ecco la spiegazione wikipediana: http://it.wikipedia.org/wiki/Tremotino

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Tom Cheatham e il mistico Myanmar

14:00 Vale 0 Comments


Lezione di colore

Continuiamo il mio viaggio attraverso lo studio della fotografia e soprattutto sbirciando il lavoro dei fotografi più o meno famosi. Oggi facciamo tappa in Myanmar che ho scoperto attraverso le foto di Tom Cheatham e soprattutto in quel indefinibile genere di scatti che mischiano reportage, spiritualità, ritratto e colore. Ecco questo è uno degli elementi che più mi piace di questo fotografo: come immortala il colore e soprattutto il rosso. Premettiamo che non sono un’amante a spada tratta del rosso ma apprezzo il tocco in più che regala il dettaglio di questo colore. Sarà che in questo periodo ho vissuto la laurea della mia amica da dietro l’obiettivo o che forse tutti i miei soggetti amano avere un dettaglio in caldo rosso ma trovo che regali quel pizzico di simpatia che cambia la comunicabilità della foto.

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Il cacciatore di giganti

12:30 Vale 0 Comments


Tra leggenda e realtà*

P.s. a causa del poco tempo ho inserito
la locandina ufficiale dalla pagina web
del film Warner Bros.
Nella mia recensione di Warm Bodies di qualche settimana fa vi avevo detto che Nicholas Hoult era destinato ad essere il nuovo teen idol e che con mio sommo piacere questo giro i teens avevano scelto bene perché è un ragazzo di talento. Vi ricordate? Ecco, se come me andate a vedere Il cacciatore di giganti, sicuramente concorderete con la mia previsione.
In questo film d’avventura per ragazzi, Jack (alias Nicholas Hoult) è l’eroe contadino distratto che si ritrova protagonista di un’avventura epica quasi per caso. Grazie all’astuzia diventa il beniamino a cui non si può non fare almeno un coretto di tifo. Di fianco a lui ovviamente ritroviamo altri due grandi che credo di non aver mai visto in una produzione così fantasiosa e nel tipo di ruoli che interpretano. Il fascinoso Ewan Mc Gregor (in versione biondina) interpreta il ruolo dell’eroe impavido che guida le guardie del re pur rimanendo fedele al suo ruolo di aiutante senza prevaricare sul protagonista. Promosso a pieni voti anche in versione “farcita”. Al lato opposto troviamo invece Stanley Tucci, quell’attore di cui non vi ricordate mai il nome ma conoscete (era la “fatina buona” del Diavolo veste Prada giusto per capirci) e che in genere interpreta il bravo di turno. Qui in versione tutto fuorché zuccherosa piacevolmente sorprende dando la giusta dose di cattiveria alla situazione. Well done Stanley! :)
Basta parlare di cast, ora presentiamo almeno altre due ragioni per andare a vedere questo film.
La prima grande ragione è la tecnica filmica utilizzata per raccontare la storia, o meglio la leggenda cardine su cui si basa tutto il film. Ho apprezzato molto la dissolvenza prima auditiva (cambiano le voci che raccontano la storia) e poi visiva che all’inizio del film introduce i protagonisti e il loro legame con i genitori. Molto soft, intrigante e piena di significato. Allo stesso modo ho apprezzato il finale (tranquilli non lo svelo) che utilizza più o meno la stessa tecnica. Per cui il reparto montaggio si aggiudica un bel 10 da andare a festeggiare con il dipartimento effetti speciali che, non solo ne ha creati di fantastici, ma li ha resi talmente naturali che quasi non si percepiscono. Sembra una frase contorta visto che parliamo di un film con giganti e umani ma davvero vedendo il film tutti gli effetti tendono a passare in secondo piano senza disturbare la storia. Questo amalgamarsi, per me, è sinonimo di effetti speciali di qualità e bravura degli artisti. Senza questa amalgama non si avrebbe un bel film d’avventura!
Passiamo ora all’ultimo grande motivo per cui vale la pena di sedersi in sala: la sceneggiatura. Sceneggiatura nel vero senso di trasposizione della storia classica sullo schermo. Non so voi, ma i miei ricordi della fiaba del “fagiolo magico” sono fermi ad una versione con Topolino a cui non ho mai dato peso perché abbastanza noiosa. In questo film, invece, la storia è stravolta quel tanto che basta da renderla interessante, abbastanza attuale (shhhh rischio spoiler) e da catturarvi per 114 minuti filati.
Decisamente ci sono più di due ragioni per vivere quest’avventura per cui enjoy la caccia ai giganti e fate un po’ di tifo per Nicholas Hoult che se lo merita!

Twitter: @WarnerBrosIta
* sottotitolo solo per chi ha visto il film!

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Kid President

16:48 Vale 0 Comments

Don’t be in a party. Be a Party!

Mi scuso se vi ho fatto attendere un po’ per il post di oggi ma mi sono ritrovata preda di un fenomeno assolutamente awesome! Per cui ieri più che scrivere mi sono lasciata prendere dal turbinio dei video del canale soul pancakes e da Kid President!
Vi racconto la mia avventura.

Abbastanza sfiduciata (come sempre in questo periodo) per caso trovo un video di Obama e un bambino vestito in completo e cravatta nello studio ovale. Considerando che non avevo niente di meglio da fare, ho provato a schiacciare play e a capire cosa si raccontano quei due pensando di vedere il solito spezzone di tg in cui il presidente emana la sua umanità che ben conosciamo.

Già durante i primi 30 secondi ho cambiato opinione e iniziato a valutare con occhio più attento e orecchio più teso quel che dicono  i protagonisti.
Tre minuti e 50 dopo sono letteralmente conquistata dal piccoletto di età indecifrabile che si definisce Kid President e vado a divorarmi ogni suo video per capire come è iniziato questo fenomeno e di cosa si tratta.

Nell’arco di 10 minuti nella mia testa slogan come “ Be more awesome”, “ It’s your duty to give the world a reason to dance” e  “I’m not in a party, I am a party!” rimbalzano a più non posso. Non riuscivo a non sorridere e a non cercare un altro video da vedere per capire da dove nasceva e perché questo progetto.
Finalmente incappo in una descrizione che contiene l’indirizzo ufficiale www.kidpresident.com e lì sulla destra dello schermo trovo “Who we are”. Svelato il mistero: Robby di 9 anni ha una malattia molto rara, la Osteogenesis Imperfecta (OI), che lo porta ad affrontare la vita con molto più coraggio e positività della maggior parte dei “grown-ups” (i grandi) che lo conoscono. Il cognato (non sono poi così sicura della traduzione) di Robby ispirato da un progetto lanciato qualche anno prima in cui raccoglievano bambini che volevano cambiare il mondo ha deciso di fare qualcosa di divertente con il piccolo: giocare al presidente.

Come un vero presidente Robby davanti alla telecamera lancia messaggi di positività e di gioia riflettendo sui problemi e chiedendo ai suoi piccoli seguaci un aiuto per creare un mondo più #awesome (imponente/grandioso) e trovare sempre una ragione per ballare. Impressionante la risposta: bambini da tutta America mandano video messaggi in cui ballano, lo salutano, raccontano le loro esperienze ed idee, mandano domande per famosi e non o semplicemente raccolgono le sfide che Kid President lancia. Non fate quella faccia voi che leggete: anche i grandi raccolgono la sfida e tweettano complimenti o video ballerini!

È una vera e propria rivoluzione di positività che video dopo video trasmette gioia e (come dice Brad Montague, il famoso cognato) se viene visto il lunedì mattina probabilmente tutta la nostra settimana prenderà una piega migliore.
Ci sono gioia, amore, risate e semplicità in dosi contagiose che davvero riescono a regalare quei 4 o 5 minuti di evasione e buon umore come si sono sempre prefissi Robby e Brad fin dal primo video. Loro si divertono senza limiti e lo spettatore ne è contagiato. Questa è la regola semplice. Tutto il resto è creatività, errori di grammatica, pancakes e balletti. 

È un fenomeno cresciuto in modo così dirompente (è nato solo nel luglio 2012) da arrivare immediatamente agli occhi e orecchie di Obama che ne ha sfruttato la “voce” per mandare un invito a tutti i bambini per partecipare alla consueta caccia alle uova di Pasquetta. Sempre in quell’occasione i due Presidents si sono ritrovati nello studio ovale per scambiarsi consigli (si Obama ha chiesto se Kid President aveva consigli) e chiarirsi i dubbi proprio come se fossero due "stati" durante un meeting segreto.

Adorabile. Kid President è davvero una botta di buon umore e un bell'esempio sia civico che motivazionale. Lo so che si potrebbe sempre pensare male perché il protagonista è un bambino e chissà quale futuro l’attende se inizia ad essere protagonista del mondo già in giovane età… ma rifletteteci: sono i bambini che cambieranno il mondo e decisamente un presidente, che come obiettivo ha risolvere tutti i problemi per regalarmi una ragione per ballare, lo voterei ad occhi chiusi. :)
È una cosa impensabile, lo so, ma e ogni tanto rinfrescare i grandi ideali che il logorio e il grigiore di questi tempi ci stanno spegnendo, vedere la vita con semplicità è qualcosa che ci dobbiamo civilmente. È qualcosa che ci serve per essere più grandiosi anche quando siamo spennacchiati nell’animo.
Poi con la crisi di valori che c’è, non è bello vedere che esiste ancora un bambino disposto a credere nelle istituzioni e che da grande vuole fare il presidente per cambiare il mondo?

Per cui niente indugi e enjoy la mia personale Playlist dei migliori video di Kid President.

1. Pesce d'aprile direttamente dalla Casa Bianca!!!

2. L'incontro tra i due big!:)

3.La danza al minuto 1:08 è il top!!!


4. Pep talk...ossia un po' d'incoraggiamento!

5. Lo spot elettorale che preferisco!!!

Link diretto alla vera storia di Kid President: http://www.youtube.com/watch?v=IcZVGjG6LWM

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

ADV: We have a dream di Telecom Italia

18:59 Vale 0 Comments

Obiettivi irraggiungibili che fanno bene!

Foto dal comunicato stampa Telecom Italia
L’ultimo giorno di marzo è andato on air il nuovo spot istituzionale di Telecom ispirato al discorso “I have a Dream” di Martin Luther King che 50 anni fa per la prima volta sensibilizzò il mondo. Come il precedente esempio con il discorso di Gandhi (datato 2004), anche in questo spot ritroviamo le immagini retrò reinventante grazie all'utilizzo di smartphone, tablet e pc che inviano tweet, condividono e mettono like da ogni parte del mondo. Dalla tavola calda al balletto, in strada o sull'autobus  americani, italiani, russi, francesi, spagnoli… diffondono le parole del leader spirituale come se fossero loro recitandole anche in differenti lingue (per questo ho scritto le nazioni prima). Il pay-off azzeccato ovviamente è “Comunicare, connettersi, vivere” per lanciare il loro nuovo progetto io vivo connesso come Telecom Italia scrive nella nota stampa.

Scelta non fu più azzeccata. 
Le motivazioni per cui entusiasticamente scrivo la frase precedente sono due. La prima è che già lo spot Gandhi del 2004, in cui idealmente ci si chiedeva come sarebbe stato il mondo se il discorso del leader fosse stato diffuso con i mezzi moderni, era stato un successo. Ricordiamo che i mezzi di allora erano il broadcast, lo streaming e un timido accenno al mondo mobile che oggi ci sembrano abbastanza scontati. A mio personale parere, lo spot Gandhi è stato un ottimo esercizio di riflessione collettiva in cui si mischiavano le società dando un risvolto positivo all'attuale (almeno questo è un plus per questo mondo contorto) e cancellando gli errori di quella passata (il non conoscere) riappacificandole idealmente. Riutilizzare questa tecnica con un altro leader spirituale e aggiornare il modo di veicolare il messaggio per me è una scelta vincente. Non solo riporta alla memoria lo spot disruptive del 2004 ma porta a riflettere su come l’essere connessi oggi abbatta le barriere ed idealmente nessuno di noi è escluso. Semmai è temporaneamente off-line. Bel messaggio, bella speranza in tempi piuttosto grigi. Anche, perdonate l’invadenza filo-sociologica, bella sfida l’aggiornamento ai nuovi mezzi sempre più basati sullo scrivere, invece che sull’audio.

La seconda ragione per cui promuovo questo spot? Mi piace visivamente la fusione dell’immagine anni’60 (assolutamente riproposta in chiave bianco e nero e fedelissima nei consumi al periodo storico) con lo scritto 2.0. Anche i nostri gesti da social networkers in un ambiente così retrò risultano assolutamente naturali (pollice in su il nonno che scatta una foto con il cellulare durante la parata del leader)...che forse tutto quel aggiungerci accessori sul telefono abbia finalmente creato qualcosa che sia veramente personal? Divagazioni a parte trovo anche molto significativa l’idea di utilizzare come immagine piena un Martin Luther King a bocca chiusa che apprezza il grido We Have a Dream della folla. Idealmente fa capire che forse in 50 anni almeno un pezzo del suo discorso l’abbiamo capito e incorporato. Ora possiamo applicarlo una volta per tutte?

Ovviamente, come noterete nei commenti del video che vi ho postato, ci sono i soliti detrattori che si lamentano per aver scomodato un leader così per fini commerciali. Facciamoci un esame di coscienza: aprite la vostra pagina facebook e guardate tutti i link di favolose quote che avete inoltrato da inizio anno fino ad oggi…di quante ne conoscete l’autore con attendibilità certa? Eppure ne condividete il pensiero e il motivo che vi ha spinto a pubblicarle sulla vostra home è che quelle parole hanno un peso, devono essere ricordate e diventare fonte d’ispirazione per voi e per progetti anche lontani dalla fonte che le ha pronunciate. Più o meno quello che si è detta Telecom. Più o meno l’obiettivo che si era posto Martin Luther King: far si che quel discorso fosse sempre ripetuto e fosse d’ispirazione per tutti in ogni singolo ambito della propria vita. Aggiungerei io: ben venga che qualcuno si ponga ancora degli obiettivi così elevati da raggiungere!

Non vi aggiungo altro, vi invito a mettervi seduti tranquilli, schiacciare play e enjoy lo spot. Si sa mai che anche voi mi diate la vostra lettura tecnico-socio-comunicativamente-ispirata-unica!





P.s. per i più esigenti: ecco lo spot del 2004 con Gandhi e buon divertimento nello scorgerne le differenze tra questo e quello attuale. ;)



Fonti:

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Villes éteintes di Thierry Cohen

15:00 Vale 0 Comments


Le stelle perdute


Hong Kong by Thierry Cohen
San Francisco by Thierry Cohen
L’altro ieri sulla pagina google+ di Alexia Sinclair (la fotografa di Regal Twelve di cui abbiamo parlato un po’ di tempo fa) ho visto un articolo di Time in cui si parlava dello straordinario lavoro del fotografo Thierry Cohen. Si è proprio il caso di tirare fuori l’aggettivo straordinario e leggerlo nella chiave di “fuori dall’ordinario” perché questo progetto non solo è dedicato alla fotografia di paesaggio ma sceglie di creare dei nightscapes (letteralmente paesaggi notturni) sfruttando un principio astrologico molto particolare per farci vedere ciò che non vediamo, ma è compreso nel nostro ordinario. L’intento dei nightscapes “Villes éteintes” di Thierry Cohen è quello di farci vedere come sarebbero le città più belle del mondo se non fossero inquinate, soprattutto dall’illuminazione artificiale.

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)

Le Belve

16:06 Vale 0 Comments

Il canto della normalità atipica



Questo weekend niente giro cinema per vedere le stuzzicanti novità di Pasqua...mi sono invece orientata su un film targato 2012 che sin dalla locandina mi aveva incuriosito: Le Belve.
Innanzitutto chiariamo un punto: se cercate un film d’evasione o una bella storia d’amore o un’action movie puro lasciate perdere e cercatevi un altro titolo. Questo film non è nessuno dei tre generi sopra. 

È una storia complessa in cui si vede esplicitata la forza dell’amore (è sia punto debole che motivo di riscossa) e dove tutto ciò che è scorretto diventa la normalità. È normale e (stranamente) fortunato il triangolo amoroso protagonista, è normale che una donna sia a capo di un cartello della droga messicano, è normale vedere l’azienda di Mariujana dei due protagonisti come un’impresa di successo al pari di Apple o Microsoft. Questo è il presupposto e il mondo in cui si svolge la trama. La parte impressionante è che in questa normalità atipica non capirete mai chi sono le vere belve: se i cattivi del cartello o i “triangolaristi”. La morale suggerita dal sottotitolo è che l’amore rende tali ma guardandolo e soprattutto vedendo il finale in realtà mi sorge più il dubbio che sia la cecità e l’opportunità a rendere belve. Questo però è il mio pensiero filosofico non tecnico.
Parlando di tecnicità e elementi base per dare un giudizio…beh… direi che quello preponderante e da affrontare subito è la composizione del cast.
Abbiamo un’egregia Salma Hyek che da’ il meglio di sé in versione spagnola e spietata, un Benicio del Toro doppio giochista che rende il personaggio talmente reale da essere quasi pauroso ed infine un John Travolta che è oltremodo credibile e imprevedibile. Quello che però colpisce non sono questi pezzi grossi di cui abbiamo già visto prova in altri grandi film, ma la componente giovane del cast ossia Blake Lively, Taylor Kitsch e Aaron Taylor-Johnson. Quasi fossero stati scelti come la versione giovane dei 3 grandi divi elencati poc'anzi, si distinguono interpretando personaggi complessi e dalle mille sfaccettature nonostante vogliano e debbano sembrare “normalizzati” dal generale tema dato da Oliver Stone. Particolare menzione va poi per la “mia Serena di Gossip Girl” che dopo questo personaggio la confermo come una delle migliori scoperte del 2012. Non solo è brava nel districarsi in un personaggio abbastanza complesso e diverso dalla Serena della famosa serie tv ma riesce a portare sullo schermo quel bagliore di charm tutto suo per cui non puoi non parteggiare per lei anche se il ruolo non ti piace, sei fan di Salma Hyek e/o probabilmente hai sempre schifato Gossip Girl. Decisamente brava e davvero non sfigura in questa prova con cast famoso e regista esigente.
A proposito di regista… Oliver caro… non sono proprio una tua fan ma ho visto Kill Bill e mi sento di tirarti un po’ le orecchie per quelle scene mozzafiato in bianco e nero che alternano le scene a colori. Nel complesso hai fatto un bel film che porta a riflettere e farsi due domande sul confine tra normalità, diversità e giustificazione dei propri atti quindi ti diamo un enjoy per scelta cast, location e riflessione...un po' meno per storia e effetti speciali! ;)
Voi cari cinefili in lettura che ne pensate? Se siete ancora nel dubbio qui sotto trovate il trailer per lasciarvi ispirare o farvi desistere fin da subito:

0 commenti:

Ogni feedback e ogni idea è preziosa: grazie per il tuo commento!:)